(Se corri come un fulmine, ti schianti) Come un tuono





Titolo originale: The Place beyond the Pines - Anno: 2012 - Nazionalità: USA - Genere: Drammatico - Regia: Derek Cianfrance

Luke è un motociclista spiantato, vaga con i circhi e i lunapark di periferia e regala spettacoli mozzafiato con la sua moto, rinchiudendosi in una palla d'acciaio e sfidando la forza di gravità. Quando scopre di avere un figlio, decide di mettere radici e di fare tutto il necessario per mantenerlo. Anche rapinare banche. Anche mettere la propria vita a repentaglio. Perché è così che fa un padre.
Avery è poliziotto da appena sei mesi. Ha una vita perfetta. Un padre giudice, una moglie devota, un figlio bellissimo, una villetta col giardino. Ma Avery incappa nella pattuglia del suo destino, quella stessa pattuglia che farà le sorti di Luke.
Così, il mondo si capovolge.



Avery diventa improvvisamente un eroe zoppo, uno che mente pur di essere eroe, ma anche uno che denuncia colleghi e amici corrotti. Si spiana la strada per Avery, che inizia la sua corsa da semplice agente di pattuglia a procuratore di stato.
Gli anni passano e la storia si capovolge ancora, senza abbandonare mai i suoi binari. Perché quelli che, per tre quarti di film, sono stati i neonati che hanno fatto da contorno, da casus belli di ogni azione, sì, ma essenzialmente espressione dei due sentimenti paterni, ecco che diventano i protagonisti del film. Due adolescenti che si incontrano tra i banchi di scuola. E, anche qui, per l'ennesima volta e all'interno di un solo film, la storia sta per compiersi.
In realtà, però, la storia non si compie mai: non ci sono una intro o un the end. La storia prosegue, come quella della vita di tutti i giorni fuori dagli schermi cinematografici o dal tempo sospeso delle poltrone in sala. È in questo la genialità del film. Riuscire a rendere credibile e sostenibile un plot senza che venga rispettata alcuna regola. Neppure quella basilare: il protagonista.



Il film inizia in medias res, senza preparazione, come se la macchina da presa si fosse accesa all'improvviso su una vicenda e l'avesse trovata tanto interessante da doverla seguire - qualsiasi sentiero avesse preso. La mdp segue la schiena di Luke il motociclista, protagonista assoluto per metà film (e, forse, protagonista anche quando non si vede). Un personaggio monumentale interpretato da un poliedrico e sempre più convincente Ryan Gosling. Un uomo totalmente tatuato, che gira con la sigaretta penzolante dalle labbra e la maglietta strappata e indossata al contrario. Un uomo che, sulle prime, diresti senza passato e senza destino, eppure la sua apparentemente insignificante vita si compie nel momento in cui stringe al petto il suo piccolo Jason. Un ossimoro meraviglioso - vedere un padre esteticamente violento stringere il figlio con tutto l'amore del mondo.
Poi, la vita di Luke cede il passo a quella del poliziotto Avery, due anime scontratesi per caso e che hanno influenzato per sempre la vita l'una dell'altra. Avery non riesce più a guardare in faccia suo figlio. Avery ha l'oro tra le mani e lo getta al vento.
Pur essendoci stato (solo nominalmente) come padre, Avery non lascia alcuna impronta su suo figlio. Nulla della sua personalità, nulla dei suoi sensi di colpa, nulla della sua tenacia (giusta o sbagliata, vera o menzognera).



Luke, pur non essendoci mai stato fisicamente per Jason, rimane sul figlio come una presenza che aleggia. Assente e, per questo, ancora più importante e presente. Gli occhiali, gli occhi azzurri e i capelli biondi, la bicicletta che diventa moto. Luke, in Jason, è ovunque; Avery non ha "contagiato" il figlio neppure col suo aspetto fisico.
La paternità e il suo rovescio sono il tema fondante del film: la paternità come radice e sicurezza, intesa come storia che dà senso all'uomo, qualsiasi cosa egli faccia. Se Luke appare uno spiantato senza casa, è pur vero che con Jason e con l'unica foto scattata col figlio, riesce ad essere percepito come un uomo compiuto, pieno di significato, in grado di preparare la strada al bambino. Avery, pur con la sua solida vita sociale e lavorativa, è, invece, incredibilmente inafferrabile e, per questo, incapace di tracciare il sentiero per il proprio figlio: non che non gli voglia bene; semplicemente non riesce a lasciare in lui la giusta traccia.
Se corri come un fulmine ti schianterai come un tuono, recita una battuta del film. Tuttavia, se in questa frase si avverte un triste presagio, a ben guardare se ne avverte anche un altro. Una saetta che si scaglia sulla terra lascia sempre uno squarcio, qualcosa che rimane, sia nel bene che nel male. Un segno del suo passaggio.
Come un tuono è un film di una tensione esorbitante. Il regista ha lavorato molto bene, senza eccedere: ha eliminato tutti i connettivi logici, lasciandoli inferire allo spettatore. Più che per descrizione, Cianfrance ha costruito il film sull'emozione. Le sequenze, così, appaiono brevi eppure cariche di emozioni, temi e significati. Soprattutto, il regista indugia con scene di riflessione o commento, sempre supportate da una colonna sonora di grande impatto drammatico in grado di costruire senso a partire dai sentimenti più ancestrali e radicati nell'uomo.  

Commenti

MrJamesFord ha detto…
Ancora mi manca, ma certo la curiosità e l'hype ci sono tutti.
Spero di non rimanere deluso.
Veronica ha detto…
Avevo qualche riserva, ma devo dire che Come un tuono mi ha colpita parecchio. L'unico difetto che posso trovargli è un piccolo calo di tono nella terza parte del film. Tratta il tema della paternità in modo piuttosto insolito, per nulla patetico o lacrimevole; e, nonostante questo, sa colpire.